sabato 25 febbraio 2012

I politici italiani ed i monaci di Cluny.

Una vecchia stampa della Abbazia
Tanto tempo fa,a Cluny in Borgogna, se non erro nella Francia orientale, c'era una grande Abbazia, che poi l'incuria umana distrusse nel tempo, privandoci di una splendida e maestosa dimora monastica e di una biblioteca fra le più importanti d'Europa. Bene, a quel tempo, i monaci cluniacensi ebbero la felice idea di darsi delle regole proprie o per lo meno ammorbidire quelle che c'erano. E si dotarono al tempo di regole più morbide, rispetto a quelle dettate da Benedetto da Norcia, ritenute troppo rigide, evidentemente. Ed allora il famoso"ora et labora" benedettino divenne "ora et basta".
Loro, i monaci, dopo la sveglia data dal suono della campana nelle primissime ore del mattino, alle due, si riunivano in una delle chiese dell'Abbazia e sino alle cinque del pomeriggio, intonavano circa un centinaio, o forse più, salmi, lasciando alla servitù ed ai contadini i lavori manuali e della terra. Insomma, i contadini dovevavo anche provvedere non solo al proprio sostentamento, ma anche a quello dei monaci, che intanto cantavano. Ma le terre erano dei monaci, ed allora: o lavori caro contadino, o non mangi.Il tutto accadeva dal '900 a seguire.
Trasposizione nel futuro. Arriviamo al giorno d'oggi. 
Un pò, direi, quello che passa nella politica italiana da un pò di tempo a questa parte. Loro, i politici, senza abiti monastici; si riuniscono per ore ed ore, a parlare a discutere e quindi decidere, e imporre. Democraticamente. Al popolo, il compito di lavorare e produrre. Di inventarsi il lavoro, quando non esiste.Loro, i politici, non si svegliano mai alle due, come i vecchi monaci; a quell'ora, caso mai vanno a coricarsi, dopo aver discusso per ore, per offrire saggezza ed opportunità  per la nazione. E regole.  E sacrifici. Costantemente.
Come dire, il sacrificio del povero per il benessere del ricco.Per loro, i politici, val bene una deformazione del detto benedettino "ora" che tutto vada bene, e poi aggiungo il "basta" clunaciense.
Insomma non sempre l'abito fa il monaco, ma lo rende pur sempre un uomo di chiesa. E, forse, qui sta l'equivoco.


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