giovedì 23 agosto 2012

NUOVO CINEMA PARADISO ED IL VECCHIO CINEMA CALANDRA

L'entrata del Cinema Calandra a Cetraro negli anni '50.
Il viaggio è lungo. In volo sull'Atlantico, ritornando in Italia da Buenos Aires, dò una occhiata ai film che ci riservano in economy. Sono le 2 del mattino, ora italiana, siamo in viaggio da quasi 8 ore, la notte sull'immenso Atlantico, concilia il sonno ai viaggiatori, già stanchi. Una bella sorpresa, trovo Nuovo cinema Paradiso e come faccio spesso quando mi viene in mente, ne accetto la visione. Il perchè è presto detto.
Non solo perchè è un grande film diretto da un superbo regista qual'è Tornatore, non solo perchè c'è una grande colonna sonora di un maestro come Morricone. Ma soprattutto perchè questo film, mi riporta indietro negli anni, direttamente nel mio paese in Calabria a Cetraro, direttamente nella mia casa. Là dove c'era il cinema Calandra messo su da mio nonno Luigi. Da un anno era tornato con la sua famiglia dall'Argentina dopo una emigrazione durata dodici anni.
Era il 1949, vigilia di un Natale freddo e gioioso dopo una guerra ormai lontana, e l'aria di quella festa, si respirava per le vie del centro, nei suoi vicoli, nella sua piazza. Si respirava aria di novità anche in quella sala, che offriva al paese un nuovo cinema.
Era festa fra i cetraresi, c'era allegria, folla e confusione. Calca per entrare. 
"Vado al cinema" dicevano nella piazza del Popolo, "stasera apre il nuovo cinema Calandra". La famiglia era al completo, mio zio Turo accompagnava gli spettatori, mio nonno alla biglietteria. Mia madre, la più piccola della famiglia, seduta in sala con mia nonna.Mio zio Aldo, fratello di mia madre, era in cabina di proiezione che era proprio nella casa dove abito ancora oggi.
Cosa c'è di diverso fra le scene del film e quelle di casa mia? Al di là del luogo e dei protagonisti e della storia, nulla di nuovo: per me.
Ancora oggi, dove c'era la vecchia macchina da proiezione a carboncino, quella vecchia stanza, noi la chiamiamo la cabina. Ancora oggi è come allora, non l'abbiamo toccata. Non c'è la macchina, ma restano le finestrelle della proiezione della Microtecnica di Torino. Accanto, il banco della raccolta delle bobine fra il primo ed il secondo tempo. Io le riavvolgevo spesso. Mio zio Turo, mi dava cento lire per ogni bobina riavvolta. Era gioia per me. Ed aiuto alla causa. Ogni tanto si rompeva la sottile pellicola, ed allora era corsa contro il tempo per rimetterla insieme, usando un nastro ad hoc, che poi lasciava immancabilmente fare crack nella visione in sala. Talvolta anche mia zia Nuccia, moglie di Aldo, dava una mano, passando molto tempo alla macchina da proiezione.
In sala, si vendevano caramelle nell'intervallo. Che tempi, caro Tornatore. Mi hai riportato straordinariamente con un sussulto di emozioni, lontano negli anni, nei tempi della mia gioventù. In quel fascinoso mondo del cinema Calandra, quando nel giorno dello spettacolo a bordo della vecchia Wolkswagen verde di mio zio Turo,con megafono sul portabagagli, andavamo in giro, annunciando il film della sera. Io, ero sempre seduto sul sedile accanto a quello di mio zio, microfono in mano ed il foglietto sul quale mi scriveva ciò che dovevo dire. Le mie prime esperienze con il microfono,furono quelle:avevo dodici anni.Ogni film era meraviglioso,il più grande,spettacolare. Così era solito suggerire. Il vecchio altoparlante posto nella piazza del Popolo,annunciava il titolo del film del giorno,con la voce correttamente espositiva di mio zio. Così come alla domenica mattina, giorno di mercato.I  contadini che venivano giù in paese, di corsa venivano al cinema.La proiezione  a bordo dell'aereo,dopo due ore, termina. Ripongo la cuffia.Chiudo gli occhi, ed ascolto ancora la sua colonna sonora. E sogno quel tempo che non c'è più.
L'Atlantico è giù dodicimila metri.


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