giovedì 27 settembre 2012

PERCHE' CI SERVE UN MONUMENTO AGLI EMIGRATI

Bauli di emigrati ( foto scattata presso Hotel de Inmigrantes di Buenos Aires )
Le pietre parlano. Anche quando sono mute. Perchè sono memoria di un evento, di un passato. Sono storia.
Seppur nel loro mutismo secolare, ci riportano indietro nel tempo e ci raccontano di cose lontane, passate, spesso dimenticate. Soffermarci davanti a queste pietre, a questi momumenti, serve a ricordarci che un tempo lontano accadde che...
Serve, dunque non dimenticare. Lo diceva bene un uomo, che del giornalismo e della cultura, ne ha fatto la sua ragione di vita Indro Montanelli. Era solito dire che se non guardiamo bene al passato, non vivremo bene il nostro presente.Cosa vera e giusta. In fondo anche i Romani, che si facevan carico della memoria dei Mores Maiorum, dei consigli degli antichi,avevano capito qualcosa o no?
Fra le pietre, che mi piacerebbe vedere nel mio paese, Cetraro, arroccato su di uno sperone roccioso che offre il suo intricato dedalo di vicoli ed i suoi vecchi palazzi al mare, una, una sola, dedicata ai nostri emigrati in terre vicine e lontane. 
Gente spesse volte dimenticata, allontanata dalla memoria. Eppure ci ha dato tanto, molto. Ma l'abbiamo dimenticata. Non volutamente, ma per disattenzione, distrazione della quotidianità.Ma in altri posti non è così, la memoria dei propri emigrati è viva nel ricordo quotidiano di molte cittadine, di molti paesi.
Ecco, perchè credo che sia giunta l'ora di ricordare il sacrificio di queste persone, di intere famiglie sparse in terre lontane, che il più delle volte non hanno avuto l'occasione per ritornare nei loro paesi.
Non ci vuole molto, basta solo volerlo e credo si farà. Per volontà di tanti, che vedono in questo momunento, altorilievo o qualsiasi cosa sia, un motivo per ricordare un proprio caro, un congiunto, un amico partito tanti anni fà e mai più rivisto.
Sensibilità dunque cerchiamo, nient'altro che questo. E mi vien da pensare come sia tanta la volontà sparsa in altri luoghi nel ricordare uomini e cose legate alla emigrazione. 
Fra poco partirò per l'Argentina, ma prima farò tappa in Brasile dove nello stato di Minas Gerais, sud del grane Paese sudamericano, esiste una piccola cittadina di nome Campestre, qui, in questo luogo lontano ed a noi sconosciuto, ha compiuto la sua opera missionaria un prete cetrarese don Arturo Occhiuzzo, che ne è stato il più grande benefattore, avendo costruito chiese ed altre strutture per la comunità.A questo prete che guidò la chiesa di San Nicola nel centro storico di Cetraro, hanno dedicato a Campestre una via ed un busto bronzeo, per ricordare come questo prete emigrato dalla lontana Italia ha dato sollievo ad una intera communità.
Beh, seppur missionario, don Arturo era un emigrato e per quattordici anni visse in quella terra generosa del Brasile.
Ho accolto con piacere l'invito rivoltomi da autorità di quella cittadina ed andrò a conoscere e poi raccontare questo luogo lontano nel quale il sacrificio di un "paesano" ha prodotto molte cose buone.
Ma anche chi  ha prodotto meno per la comunità in cui ha vissuto, se non il sacrificio del proprio lavoro, deve essere ricordato. Ecco perchè vorrei un monumento all'emigrato cetrarese. Lo vorrei,appunto, nel centro storico del mio paese:Cetraro. 
Perchè io, non dimentico questo sacrificio.Perchè lo vedo spesso con i miei occhi.