lunedì 5 dicembre 2011

QUELL'ITALIA CHE DIMENTICA I SUOI EMIGRATI...

Un vecchio adagio narra: prima o poi le foglie di un albero tornano alle proprie radici. Usiamo un pò la fantasia e pensiamo a che le foglie di quest'albero chiamato Italia, siano i suoi milioni di emigrati, e che l'albero, sia appunto questa terra, ricca di tante cose, ma corta di memoria. L'ultimo esempio di questa memoria corta, è il drastico taglio ai fondi di Rai Internazionale, che di fatto la oscurano; con il solo unico effetto di chiudere le porte di quella grande finestra, da cui questa nostra Italia, si lasciava ammirare dai suoi emigrati. Dai milioni ,di suoi emigrati. Qualcuno, dirà, ma dai vabbè, chiude la programmazione , ma rimane la rete, che riprodurrà ciò che ci propinano i canali, Uno, Due, Tre e via dicendo. No, cari amici,non è assolutamente la stessa cosa: E vi spiego il perchè! La produzione di Rai Internazionale, ovvero la sua auto produzione, attraverso i programmi Italia chiama Italia, Gran sportello Italia , Regioni d'Italia, lasciava essere protagonisti anche quegli umili emigrati che, lontano da tutto e da tutti, potevano raccontare attraverso le telecamere di questi programmi le loro storie, i loro desideri, il loro pensiero. E , invece, cosa accade? Che si è pensato bene di annullare queste voci, perchè non fanno cassa; in termini terreni, non lasciano guadagnare, quasi che , un servizio pubblico come la Rai, debba avere come priorità assoluta la fonte di guadagno.Servono i soldi, eccome se servono, ma annullare la voce di tante persone che non hanno possibilità di tornare in patria ,e che restavano ad essa legati, attraverso il televisore, sa tanto di memoria corta. Io che questa gente la conosco benissimo, e mi riferisco alla gente emigrata, specialmente nelle Americhe, comprendo tutto il loro dispiacere, le loro recriminazioni, la loro impossibilità di far ascoltare la propria voce. Ma a chi interessa questa voce? Visto come vanno le decisioni adesso, lo ribadisco io: a nessuno! Siamo tutti esuli del nostro passato, diceva Dostoevskij. Che tristezza, che misera desolazione di un Paese glorioso, culla di civiltà e di cultura, culla di letterati, uomini di pensiero, matematici, fisici, artisti, pittori e quant'altro; oggi però non è più culla di emigrati, di quegli emigrati che anelano, restare legati al loro mondo, che non è in molti casi il nuovo, ma il vecchio.Ma tant'è, attendiamo , se possibile, una revisione di questa decisione, che se da un lato ci lascia pensare ai sacrifici che si chiedono agli italiani in patria, che appaiono necessari, condivisibili o non; dall'altro ci fa riflettere sulle tante spese che la Rai affronta, elargendo fondi per star, vip, uomini di successo che già hanno di loro.Io ribadisco il mio pensiero:io sto con gli emigrati di terre lontane. Sto con quelli, la cui voce non arriva, perchè troppo lontani. Esuli e dimenticati. Sentimento o ragione, insomma, questa è la disputa. Ma se provassimo una volta sola ad ascoltare la ragione di un sentimento? Ripensando a tutto ciò, a questi fondi da tagliare e altri da preservare,ed a quei pensieri o meglio decisioni, che annullerebbero la voce di questa gente lontana  e come disse un saggio: i pensieri talvolta cadono immaturi dall'albero. Lo scriveva tanto tempo fa, Wittgenstein. Pensieri che, ovviamente, non sono come le foglie di quell'albero...